mercoledì 9 dicembre 2015

Il gabbiano di Natale



 Ho scritto il biglietto, l’ho appoggiato al davanzale e il vento lo ha soffiato via. Allora ho cambiato tattica, l’ho riscritto e l’ho appeso a quel ramo che hai sistemato, volava insieme alle piccole gemme di vetro che avevi annodato con cura.

  Ti ho osservato strapparlo con un gesto delicato, mi sono scostato dalla tenda, l’ho tirata e ho trattenuto il fiato. Per un secondo o due, poi ho ripreso a guardarti con il foglio tra le mani. Ti attorcigliavi i capelli tra le dita, avrei voluto sentirne il contatto.  Quando hai finito, hai guardato il cielo grigio chiaro, come il riflesso dei tuoi occhi, hai scosso la testa come per trovare una risposta e sei rientrata.

  Attraverso questa strada, bianca, luci intermittenti scandiscono i minuti che mi separano da te. Non ho nessuna brutta copia, cerco di ricordare cosa ho scritto: 
“Ciao, non ci conosciamo, o meglio, non mi conosci. Ti vedo in autobus ogni mattina, ti siedi in fondo. Ti piace osservare fuori, anche se conosci il percorso a memoria. Questo mi piace, mi piaci tu. Non so se mi hai notato, di solito mi infagotto in un angolo. Sono Matteo, quello alto, con lo zainetto nero, con i capelli scompigliati e l’aria assonnata. Scendo ai centri commerciali, lavoro in un piccolo negozio di libri, talmente piccolo che non so quanto resisterà. Intanto ci lavoro. Spero tu sia arrivata fino a questo punto del biglietto. Vorrei vederti. Non darmi del matto, vorrei incontrarti questa sera. Mi piacerebbe fossi lì con me mentre accendono le luci, lo so, fa freddo, ma l’atmosfera è bellissima. A questa sera, spero, Matteo”.

  Credo di aver scritto questo, più o meno, sono un lettore non uno scrittore. Vendo storie per vivere e vivo nelle storie.  Ho la testa poco a terra, amo le nuvole e mi rendo conto ora di  non averle lasciato, il mio numero di telefonino, un’ora o un indirizzo, solo un’indicazione generica. Troppo generica?

  Cammino raso muro, appoggiandomi ogni tanto, gli altri mi sfiorano, hanno intenzioni buone e curiose, i bambini si perdono nelle vetrine. Musica suona tra i miei passi, lei ci sarà lo sento, è un’esploratrice, adora le scoperte, la vedo mettere le valigie nel bagagliaio con un sorriso, torna con un nuovo abito e tanta energia. Resto lì da un anno dietro la finestra della casa di fronte alla sua, mentre lei va e viene, con amici, senza apparente ragazzo fisso, la vedo con i mazzi di fiori che sistema in vasi colorati alle finestre. Parte presto, come me, la mattina, puntuale, ordinata. Non so quale sia la sua professione, la immagino davanti su un palco, cantare. Quanto è probabile che una persona sveglia per una lavoro mattutino sia una cantante? Però mi piace immaginarlo, anche se non conosco il suono della sua voce.

  Mi siedo su una panchina, tanto c’è tempo, tutto il tempo che mi serve, per illudermi, per sperare. Perché non sono coraggioso? Stendo le gambe e so che non sono identiche, questione di centimetri, questione di metri per me. Sei un gabbiano con un’ala spezzata, mamma diceva così. Diceva anche che avrei imparato a volare. Non sapevo ancora cosa fosse una bugia detta a fin di bene.
Adesso lo sai anche tu mamma,  non sono capace di spiccare il volo. Osservo una ragazza da una finestra, su un autobus e non ho avuto la forza di avvicinarmi. Uno stupido bigliettino con un pupazzo di neve e le mie parole basteranno?  Devo fermarmi, per gli altri è normale andare avanti, per me è diverso sono abituato alle pause del mio oscillare.

  Lei si chiama Laura. C’è un piccolo campanello, ho appoggiato le mani sul suo nome molte volte, non ho mai suonato. Trovarla davanti a me, era troppo, così senza preavviso e ho atteso, fino a farmi un regalo. Sarà così?

  Mi rimetto in piedi, reggono e prendo la strada più veloce, dopo il primo chilometro ho sentito la fitta all'anca, mi sono detto almeno questa volta vai, nonostante tutto, Matteo lo storpio non batterà Matteo guerriero. E’ solo un piccolo ma significativo dislivello che mi impedisce di correre, di rimanere in piedi molto a lungo, di passeggiare per chilometri, solo un dislivello che a scuola è costato caro, insulti, prese in giro, a cui mi ero apparentemente abituato.   

  Il tempo tra i banchi è lontano, ma la traccia di quelle frasi è rimasta impressa dentro come incollata al fondo di bottiglia. L’imperfezione fisica, lentamente è diventata un’imperfezione generale, sbagliato, diverso, in questi trenta anni di vita combattuti per restare in piedi. Nessuna relazione semplice per Matteo lo storpio, ma Matteo il guerriero non si arrende e scrive il biglietto a Laura.

 Un passo dopo l’altro, ho superato la soglia consentita, mi fa male, ma è sopportabile, voglio arrivare. Tutto scintilla in questo viale, le stelline appese sui lampioni brillano di brina, un fiocco, il primo. Altra neve. Fiocchi piccoli, resistenti avvolgono la città, la piazza si apre di fronte a me. Mi appoggio ad un muro e riprendo fiato. L’abete spicca in centro circondato da gente. Manca poco, manca lei.

  Mi avvicino, la cerco tra la folla, rumori di voci, di eccitazione dell’attesa, la loro, la mia. Un coro di bambini intona inni noti e dolci. Posso ancora sperare. I minuti passano, le voci aumentano di volume, è giunto il momento, sono solo, senza lei. Le luci dell’albero si accendono e qualcosa si spegne dentro me.

  Non ha capito, non è arrivata, non vuole incontrarmi, non mi conosce perché avrebbe dovuto venire qui? L’ultimo gesto romantico di Matteo il guerriero. Adesso non mi resta che zoppicare verso casa.
Il freddo mi paralizza, la neve sembra più scura, ci avevo contato, avrei potuto  sentire la voce di Laura. Cambierò orario di partenza, posso prendere l’autobus successivo, sono sempre in anticipo al lavoro. Prendevo la stessa corsa di Laura perché cammino lento e apro il negozio senza ansia. Prendo la corsa di Laura perché l’avevo notata e non riuscivo a smettere. Adesso cambierò e non guarderò fuori, tirerò le tende senza aprirle più.

  Cerco di prendere un passo leggero, i piedi strusciano sulla neve fresca, mi allontano lentamente dalla festa. Forse non l’ho vista, forse c’era, forse è solo un’illusione. Mi arrendo, non mi reggo più in piedi, il ritorno prevede un mezzo di trasporto, sono stanco. La sconfitta mi pesa più della mia gamba dolorante. Appoggio la testa al vetro gelido, chiudo gli occhi e cerco di dimenticare il gesto impulsivo.

  Ci vogliono un centinaio di metri per arrivare all'ingresso di casa, cerco di non guardare in direzione delle finestre di Laura. Apro e richiudo. Mi siedo sul divano e apro gli occhi di soprassalto, credo di essermi addormentato. Fuori la luce indica il mattino. Mi preparo, la solita routine, e attendo l’ora del secondo autobus.
Esco, c’è qualcosa di insolito, qualcosa che pende sulla maniglia, annodato ad un nastro rosso un sottile rotolo di carta, un lieve tremolio alla mano mi impedisce di essere veloce nell'aprirlo, conto fino a tre, leggo tutto di un fiato e sorrido. Grazie del regalo.

Buon Natale di cuore a tutti,

Il gabbiano di Natale, un racconto per le feste, di Angela Scalia.

mercoledì 2 dicembre 2015

un anno in viaggio



Sotto la pioggia di Roma un anno fa, prove tecniche di albero di Natale, prove tecniche di promozione romanzo...












Dicembre 2014, presentazione romanzo da Eva













Isola Slovenia Gennaio 2015, quasi primavera









Non credo ai selfie;) at home before UK












Presentazioni Romanzo a febbraio














presentazione romanzo alla radio,
che bella esperienza









Stonehenge Store Uk, quanto freddo!








English Tea for four (sorry, for five, I
forgot Roberta, she was behind the camera)






Cosa non si fa per la fama (soprattutto per ridere)!

e poi a scuola di inglese per il mio primo IELTS a Cambridge





















Riproduzione di miss Jane, francamente un po' kitsch,
Casa delle vacanze di miss Austen, Bath











al lavoro...role  playing
leadership e teamworking,
i partecipanti assenti in foto per privacy













Giorno di pioggia, ma chi ci ferma?
Pre festa












viva gli sposi! viva noi!











Grecia

























Turchia Izmir













Moschea blu in un giorno freddissimo di inizio autunno
e traffico senza fine di Instabul












Ritorno a Bari, Puglia ritorno al passato
e orecchiette come se piovesse











Là, in mezzo al mare di casa...
rotta per Aprilia


Neve a Novembre











Dicembre 2015, scrittura secondo romanzo,
scritto ottavo capitolo, quanti ne mancano?
Billy osserva il mio lavoro con attenzione.





giovedì 15 ottobre 2015

Presentazione a Pordenone


Carissimi tutti,
dopo la pausa per motivi gioiosi,
è arrivato il momento di un'altra presentazione.

Questa volta è la volta di Pordenone,
in Biblioteca Civica, giovedì 22 ottobre
alle ore 18.00.
Presenterà il romanzo la dott.ssa Rita Bragatto, amica dai molti talenti e lettrice appassionata.

Mi auguro che qualcuno di voi,
tra i mille impegni, possa esserci.

Enjoy your life,
Angela Scalia



martedì 7 luglio 2015

L'onda... prove generali di leadership distorte

Sto sperimentando il servizio fornito da Infinity, una "filmografara" dipendente come me, è attratta dalla moltitudine di film in streaming disponibili sulla piattaforma. Non avevo fatto il conto però che i film in abbonamento più recenti hanno almeno due anni. Avendo già visto quasi tutto il catalogo, non ho trovato la cosa entusiasmante, Comunque, qualche film mi era sfuggito. Tra questi l'Onda, film tedesco tratto da un romanzo molto famoso in Germania http://www.amazon.it/Londa-La-storia-non-gioco/dp/8817033855
Come in The Experiment, film e romanzo, traggono spunto da un esperimento reale su studenti, avvenuto, naturalmente, nella terra del pragmatismo, gli States.
La trama è interessante, non svelerò troppo, lo spoiler è fastidioso per chi non ha visto il film, ma il trailer credo renda l'idea. 


Se siete curiosi riguardo alla comunicazione politica che mira a creare coesione nei gruppi al fine di controllarli (soprattutto emotivamente), questo film illustra come sia possibile. Creare gruppo e creare i nemici del gruppo, capro espiatorio per mantenere il gruppo controllabile e coeso. Raggelante e affascinante (inteso dal punto di vista sociologico) allo stesso tempo.

mercoledì 17 giugno 2015

Notizie dal fronte

Sono preoccupata per Sasha, come farlo uscire da dove si trova? 
Non è un genio, e anche per questo motivo, si è infilato in una situazione senza molta speranza. 
Credo che lo aiuterò a trovare la strada, penso di poterlo fare. So che non ha ancora un'idea precisa, ma è necessario un atto di coraggio. Sasha non ha molto da offrire in questo momento, nemmeno a se stesso, in fondo, l'unica sua compagna è una paura fottuta. Siamo già al capitolo tre, è ora di darsi una mossa. Devi assolutamente uscire da lì, amico!

News dal secondo romanzo...l'avventura continua...

martedì 19 maggio 2015

senza metro

ultime news dal British Empire

mi piace misurare i centimetri che separano l'isola dalla penisola, non so se ci riesco, non ho ancora fatto il calcolo, ma ci vorrei provare...

primo centimetro, la scuola, college internazionale, arrivo con lo slogan: "I'd like to improve my English". Certamente le settimane trascorse hanno fatto il loro effetto, migliorando quel centimetro di inglese in più. Il college è un collage (perdonate l'ovvio gioco di parole) di persone, lingue, culture diverse, tutte mescolate insieme che parlano un'inglese con accenti da riconoscere. Per gli inglesi il mio accento suonava spagnolo, no I'm italian! senza il sorry, per fortuna.

secondo centimetro, coda o non coda? tutti in fila sempre e comunque, non esiste un luogo dove non ci sia la possibilità di mettersi in fila, sei in due? Ti metti in fila in due, sempre e comunque, non ho visto uno sfollacode da nessuna parte...incredibile vero?

terzo centimetro, autobus, non ho mai preso tanti autobus come negli ultimi due mesi, anche qui i centimetri che ci separano sono pochissimi, non c'è una reale puntualità, alle volte il bus non arriva e non saprai mai il perché, ma tutti aspettano con ordine e pazienza senza chiedersi se ci sarà la corsa, keep calm and carry on! Slogan nazionale applicato alla perfezione. Invece, c'è un piccolo centimetro, quello in cui il bus abbassa gli ammortizzatori per mettersi a livello marciapiede e aspetta puntualmente che i disabili e mamme con passeggini si mettano comodi per ripartire con calma.
Naturalmente il driver non è un m&m's blu.

quarto centimetro, cambridge, luogo per ricchi, andare all'università costa moltissimo, la mensa di uno dei college più famosi, si compone di tavoli di
legno pregiato, con candelabri accesi, tuniche come dress code obbligatorio per gli studenti, gong per segnalare l'arrivo dei professori a cena, tutti in piedi e argenteria per il tavolo dei medesimi, lusso e tradizione.Troppi i centimetri di differenza per poterli calcolare. Biciclette ovunque, anarchiche e pericolose, sfrecciano per il centro come non ci fosse nessuno, invece è pieno di gente. Prati, parchi, verde, verde, verde, colore diffuso, con alberi fioriti, vento, freddo, e improvvisamente, nuvole e azzurro, un azzurro terso e pulito. Gente che si siede sui prati al minimo accenno di sole e canali con punting, gondole locali, con vogatore incluso.

quinto centimetro, educazione o edulcorazione? le maniere gentili sono all'ordine del giorno, sorry, Excuse me, may I, lovely sparsi un po' ovunque...e domande ricorrenti su "come ti senti?", e "tanti auguri di una buona giornata", molto bello, soprattutto nei negozi, mai vista tanta applicazione al customer service, esemplare. Dietro le apparenze però, alle volte, l'educazione diventa edulcorata e quindi, la realtà si nasconde dietro a un sapore apparentemente dolce, ma non è zucchero quello che assaggi è un finto sapore, che non si palesa subito. Quindi, a volte, è meglio una parola amara, ma sincera, che tonnellate di saccarina, I prefer, definitely.

sesto centimetro, Londra e dintorni, quanta gente contiene un luogo? Milioni di vite, brulichio di rumorose scene, mi rifugio alla Tate Gallery e il secondo giorno alla National Gallery, troppa gente per me, troppo di tutto, mescolato vecchio, nuovo, corri, corri, corri, ma dove devo andare? Scelgo Nothing Hill, Julia Roberts mi ispira, sarà solo un film, ma preferisco la zona, sembra quasi tranquillo. La maglietta però non l'ho comprata, troppo kistch anche per i miei adorati gusti kistch.

settimo centimetro, che domanda scontata, ma c'è lavoro? certo che c'è. Quella dannata parola che mi sento ripetere sempre, allega il suo C.V. e io in Italia allego, data di nascita, quel calcolo micidiale, con l'aggravante del genere e con meravigliosa foto annessa, dove, spesso, la faccia ha un'espressione improbabile, altro che effetto Belen. In UK possiamo lasciar perdere i dettagli...hai esperienza, sei qualificato? Okay, possiamo non mettere età, genere e foto, ti scelgo per le tue abilità...ma cos'è Fantasilandia? Ancora troppi centimetri, adesso prendo la calcolatrice.

ottavo centimetro, il solito argomento italiano...come si mangia? Si mangia, punto, qualche centimetro indietro a noi, cibo come sostentamento per carburare chilometri, ma il sapore vero latita. Con questo delizioso piattino sono stata male per giorni, ricordo del steak (ma la bistecca non c'è mai stata) and kidney pudding, indimenticabile.

nono centimetro, autoscatto, scatto, riscatto, se potessi tracciare ogni viso, averlo immortalato, che bello sarebbe stato, nessuna moda, tutti alla rinfusa, qualsiasi vestito con qualsiasi tempo, assolutamente a caso, bellissimo e rilassante, una volta tanto non pensare all'abbinamento di colori. Fateci caso, quasi tutti gli italici hanno l'abbinamento incorporato, lo stile è quasi una questione genetica, è più forte di noi.

decimo, saluti e baci, big hugs a Rita, Gedena, Puri, Catalina, Juan, Isbelia, Abdul, Javier, Erica, Alessandro, Andrea, Daniela, Caroline, Rossella...e Andrew, Arti, Helen, Tiziana, Julia, Julie...dimentico qualcuno? credo di sì, e mi dispiace per questo, I'm so sorry (quanto sono Inglese!)...
...a presto! see you soon!

Fuori quota, perché assolutamente non misurabili, la bellezza di Cambridge, l'unicità di Bath Patrimonio dell'Umanità e casa di vacanza di Jane Austen (oh!Jane!), il freddo solitario glaciale di Stonehenge, la spettacolare Ely e la confusa discontinuità di Londra.



giovedì 7 maggio 2015

Cambridge calling: host & lost

Otto settimane in Inghilterra.









L'impiegato non sapeva, che insieme alla nuova definizione amministrativa, mi avrebbe consegnato anche il biglietto per Cambridge.


Ed eccomi qua, firmato documenti, preso aereo (sigh! punto debole), frequentato lezioni di inglese ogni giorno per cinque giorni a settimana e scoperto un angolo di Inghilterra, abitudini, usi e costumi.
Questa è la mia ultima settimana, l'ottava, ed ho scoperto un'infinità di cose. Molte persone che conosco erano già state in Inghilterra e mi hanno raccontato le loro storie, ma come sempre ogni storia ha una sua prospettiva, ed infine, ho conquistato la mia.

Tengo memoria nel blog di questi giorni, non sono legati al romanzo (in parte però è presente anche lui), quindi se non interessa cambiate canale.

Sistemata per bene. Dove si dorme e si mangia? Nella host family! Modo efficace e non costoso per la scuola di sistemare lo studente, modo efficace per la famiglia di arrotondare il reddito. Tutti felici e contenti? A volte, ma non sempre. Nel mio caso la prima famiglia era (ed è ancora) situata in un sobborgo sperduto in mezzo alla campagna, dove il mio mezzo di trasporto, il bus, non fermava. Eh già! L'autobus non ferma dove ci sono le abitazioni, ma nella strada principale (per dirla con i nostri termini una statale) e per arrivare a casa? A piedi ovviamente. Una cosa è certa, adoro camminare per scelta, un po' meno di sera al buio, insieme a vento, pioggia e nebbia, nella desolata panoramica campagna inglese, Ogni volta che l'autobus arrivava la sera, speravo che per magia girasse a sinistra e si inoltrasse nel micro centro abitato, come farebbe da noi, ma niente da fare. Si fermava lì, proprio lì...nel nulla. La foto è di fine marzo, mattina, gradi: cinque (forse meno)

Il villaggio si componeva (e si compone) di casette tutte meticolosamente uguali, davvero belle, ma con un effetto Truman show abbastanza straniante. Più di qualche sera mi sono fermata davanti ad una porta che non era quella della mia famiglia-ospite, convinta di essere arrivata, per fortuna guardavo con attenzione i dettagli della casetta, prima di avventurarmi in qualsiasi operazione di apertura. In Italia le casette sono tutte armoniosamente
disuguali, vagamente individualiste e personali, qui, invece, nelle zone residenziali non elitarie, sono tutte uguali. Il paesaggio insegna: l'uniformità come regola urbanistica ed esistenziale, distinguersi? Meglio uniforme, regolare, uguale. Bello? Certamente, nella sua prospettiva.

Abitudini, usi, costumi...purtroppo o meno male, a seconda della prospettiva, I come from Italy, patria del "adesso cucino!" "cosa si mangia di buono oggi?", Qui cambia, mangiare, almeno nella mia esperienza, è un modo di consumare dei prodotti che servono a fornire il carburante per andare avanti. Precotto e mangiato, pronto e servito, tutto in minuti contati con attenzione e parole unte di condimento. Vita beige, cibo beige e soprattutto niente tovaglioli! Una sconfortante assenza di tovaglioli, il mio punto di domanda a tavola, dove sono i tovaglioli? Quelli di carta, sì proprio quelli, niente, nulla, assenti. Vale lo sbrodolamento e il bicchiere con aloni. Qui vale! La foto è quella del panino di un pub molto famoso di Cambridge, burger non proprio esaltante (lì i tovaglioli c'erano, a richiesta).

Scritto troppo per una paginetta blog...quindi alla prossima...pensate a me con il bicchiere d'acqua, il pesce impanato surgelato e messo in forno assieme alle patate gemelle surgelate e simpaticamente bruciacchiate, insieme a piselli bolliti senza condimento e senza sale ma con burro spalmabile a parte spalmabile su tutto...oh piatto di pasta! Sono troppo italiana, non c'è niente da fare!





giovedì 5 marzo 2015

Da giovedì a giovedì: diario di una settimana speciale

Oggi mi concedo un contentino e scrivo sul blog con lo stile del diario di bordo e lascio da parte per un attimo la scrittura e dintorni.
In realtà, da giovedì a giovedì sono accadute molte cose che riguardano la scrittura, ma procediamo con/per ordine e grado...

giovedì 26 febbraio, pomeriggio da amiche per parlare di lavoro, la signorina della pro loco mi chiama e mi dice: "sai, ho parlato con Antonella di Radio Palazzo Carli, se vuoi questa sera ti aspetta per un'intervista". Ho un preavviso di qualche ora, ce la posso fare, decido di andare.
giovedì 26 febbraio sera, l'atmosfera alla radio è divertente, le speaker mi mettono a mio agio, prima di me ci sono dei ragazzi che si sono inventati un contest culturale per ricordare un amico, sono molto belli da vedere, motivati, sorridenti, entusiasti, mi chiedo perché spesso si parli male delle giovani generazioni, mah!
Tocca a me, telefonate in diretta come i veri! mi piace la radio!

venerdì 27 febbraio sera, San Giorgio della Richinvelda. La mia presentatrice è Rosita, bibliotecaria con un piglio professionale, microfono, intervista, tutto molto ben organizzato, mi regalano le primuline e libri, gli amministratori capiscono l'importanza dell'accoglienza, mi sento bene,  facce amiche mi sorridono, la Red Family ha fatto numero e sostegno, grandi, così come Rinaldo in campo con signora.

sabato 28 febbraio pomeriggio, Fontanafredda, presentazione numero tre (Clauzetto numero uno), ci sono molti amici e persone nuove (bene), Nicoletta mi presenta, mi sto allenando alla modalità presentazione, vado più sciolta e si vede. Ormai sono tre giorni che parlo di Amy e Giorgio, se ci fosse anche il quarto giorno inizierei a pensare che siano reali. Pensandoci bene, in un certo senso, lo sono.


domenica 1 marzo, concerto a Precenicco, musica italiana, mi sento un po' fuori sincrono, metà delle canzoni (cantate benissimo) non le conosco, effetto nostalgia canaglia (peccato! non sono per niente nostalgica). Niente da fare, il repertorio vintage non mi coinvolge (tranne per "via", devo ammetterlo, ho un debole per questa canzone).

lunedì 2 marzo, telefonata ad editore a vuoto, ritenta sarai più fortunata e preparativi per la partenza.

martedì 3 marzo, continuo a correre per la partenza, non ricordo nemmeno tutte le cose che ho fatto, ma so che ho sistemato particolari tutto il giorno. Telefonato ad editore, trovato, ho trovato il tesoro? Sicuramente per il momento ho una piccola mappa.

mercoledì 4 marzo, a lignano per parlare di lavoro, viaggio utile? Il tempo lo dirà. Preparativi per la partenza, ancora, sistema valigie, pulisci, ordina, uff

giovedì 5 marzo, lezione, docenza, una ogni tanto per non perdere l'abitudine, ho spiegato il meccanismo della prima impressione, che impressione! A lezione c'era il mondo! Ancora preparativi, ma per quanto parto? Mi ha risposto Ms Julie che mi ospita e che mi aspetta.

venerdì 6 marzo, adesso, fuori settimana, eh già, ho detto da giovedì a giovedì, è venerdì da quasi mezz'ora, ma questo non c'entra...domani mattina docenza, cosa spiego? Ah sì! Adesso ricordo!

See you soon
Angela

giovedì 26 febbraio 2015

Non c'è l'uno senza il due o il tre?...Novels in progress

Il romanzo numero due è lì che mi aspetta, in una cartella dove ci sono due file diversi (due, sempre due, quando mi abbandonerà il numero due?)

Il numero uno vuole essere presente e presentato in questo 2015 ed io lo accompagno in giro, tenendolo sempre d'occhio e trattandolo con la dovuta cura.

Il romanzo numero due, al momento, è conteso tra due storie possibili, due titoli, due atmosfere completamente diverse.

La prima storia ha il titolo provvisorio di "White" e inizia così:

"Fuori dalla finestra c’è il bianco gelo. Adoro il tempo che precede il Natale, pieno di attese, luci e regali. Come ogni anno, sono in questa casa di famiglia, in questo posto fuori dal mondo, senza tecnologia e in compagnia solo di chi arriverà per la festa.
Tutto è apparentemente calmo e inerte, l’unica cosa che il paesaggio suscita è serenità. Percepisco più che mai il contrasto tra la quiete che mi circonda e il groviglio di pensieri che mi attanagliano da giorni."

La seconda storia ha il titolo provvisorio di "Un controllato disordine" e inizia così:

"L’ultima stella del mattino se ne va senza che possa fare niente per fermarla. L’alba è lenta e fulminea, mi assomiglia, contraddittoria e chiara allo stesso tempo. Sono come un labirinto, cammino su me stesso senza capire come sono finito in questa storia.
Lo chiamano reportage, da riportare ho ben poco, due ossa rotte, notti in piedi a camminare nella stanza d’albergo e suoni di gente dalla strada. Hanno fatto fuoco, primo sparo, secondo, ormai non li conto più."




Naturalmente non dirò nulla, per il momento, sul contenuto dei due ipotetici romanzi. Nessuno dei due mi ha ancora mostrato le sue potenzialità, solo il tempo potrà dire se avranno un senso nella loro compiutezza. Intanto scrivo...poi si vedrà, utilizzando il linguaggio cinematografico si potrebbe dire...to be continued...






lunedì 16 febbraio 2015

Benvenuti!



Benvenuti nel blog di "Due ore di perfezione assoluta". Nel blog troverete la quarta di copertina, l'anteprima del romanzo e tante altre buone novel sui romanzi young e new adult. Auguro a tutti buona lettura!