mercoledì 9 dicembre 2015

Il gabbiano di Natale



 Ho scritto il biglietto, l’ho appoggiato al davanzale e il vento lo ha soffiato via. Allora ho cambiato tattica, l’ho riscritto e l’ho appeso a quel ramo che hai sistemato, volava insieme alle piccole gemme di vetro che avevi annodato con cura.

  Ti ho osservato strapparlo con un gesto delicato, mi sono scostato dalla tenda, l’ho tirata e ho trattenuto il fiato. Per un secondo o due, poi ho ripreso a guardarti con il foglio tra le mani. Ti attorcigliavi i capelli tra le dita, avrei voluto sentirne il contatto.  Quando hai finito, hai guardato il cielo grigio chiaro, come il riflesso dei tuoi occhi, hai scosso la testa come per trovare una risposta e sei rientrata.

  Attraverso questa strada, bianca, luci intermittenti scandiscono i minuti che mi separano da te. Non ho nessuna brutta copia, cerco di ricordare cosa ho scritto: 
“Ciao, non ci conosciamo, o meglio, non mi conosci. Ti vedo in autobus ogni mattina, ti siedi in fondo. Ti piace osservare fuori, anche se conosci il percorso a memoria. Questo mi piace, mi piaci tu. Non so se mi hai notato, di solito mi infagotto in un angolo. Sono Matteo, quello alto, con lo zainetto nero, con i capelli scompigliati e l’aria assonnata. Scendo ai centri commerciali, lavoro in un piccolo negozio di libri, talmente piccolo che non so quanto resisterà. Intanto ci lavoro. Spero tu sia arrivata fino a questo punto del biglietto. Vorrei vederti. Non darmi del matto, vorrei incontrarti questa sera. Mi piacerebbe fossi lì con me mentre accendono le luci, lo so, fa freddo, ma l’atmosfera è bellissima. A questa sera, spero, Matteo”.

  Credo di aver scritto questo, più o meno, sono un lettore non uno scrittore. Vendo storie per vivere e vivo nelle storie.  Ho la testa poco a terra, amo le nuvole e mi rendo conto ora di  non averle lasciato, il mio numero di telefonino, un’ora o un indirizzo, solo un’indicazione generica. Troppo generica?

  Cammino raso muro, appoggiandomi ogni tanto, gli altri mi sfiorano, hanno intenzioni buone e curiose, i bambini si perdono nelle vetrine. Musica suona tra i miei passi, lei ci sarà lo sento, è un’esploratrice, adora le scoperte, la vedo mettere le valigie nel bagagliaio con un sorriso, torna con un nuovo abito e tanta energia. Resto lì da un anno dietro la finestra della casa di fronte alla sua, mentre lei va e viene, con amici, senza apparente ragazzo fisso, la vedo con i mazzi di fiori che sistema in vasi colorati alle finestre. Parte presto, come me, la mattina, puntuale, ordinata. Non so quale sia la sua professione, la immagino davanti su un palco, cantare. Quanto è probabile che una persona sveglia per una lavoro mattutino sia una cantante? Però mi piace immaginarlo, anche se non conosco il suono della sua voce.

  Mi siedo su una panchina, tanto c’è tempo, tutto il tempo che mi serve, per illudermi, per sperare. Perché non sono coraggioso? Stendo le gambe e so che non sono identiche, questione di centimetri, questione di metri per me. Sei un gabbiano con un’ala spezzata, mamma diceva così. Diceva anche che avrei imparato a volare. Non sapevo ancora cosa fosse una bugia detta a fin di bene.
Adesso lo sai anche tu mamma,  non sono capace di spiccare il volo. Osservo una ragazza da una finestra, su un autobus e non ho avuto la forza di avvicinarmi. Uno stupido bigliettino con un pupazzo di neve e le mie parole basteranno?  Devo fermarmi, per gli altri è normale andare avanti, per me è diverso sono abituato alle pause del mio oscillare.

  Lei si chiama Laura. C’è un piccolo campanello, ho appoggiato le mani sul suo nome molte volte, non ho mai suonato. Trovarla davanti a me, era troppo, così senza preavviso e ho atteso, fino a farmi un regalo. Sarà così?

  Mi rimetto in piedi, reggono e prendo la strada più veloce, dopo il primo chilometro ho sentito la fitta all'anca, mi sono detto almeno questa volta vai, nonostante tutto, Matteo lo storpio non batterà Matteo guerriero. E’ solo un piccolo ma significativo dislivello che mi impedisce di correre, di rimanere in piedi molto a lungo, di passeggiare per chilometri, solo un dislivello che a scuola è costato caro, insulti, prese in giro, a cui mi ero apparentemente abituato.   

  Il tempo tra i banchi è lontano, ma la traccia di quelle frasi è rimasta impressa dentro come incollata al fondo di bottiglia. L’imperfezione fisica, lentamente è diventata un’imperfezione generale, sbagliato, diverso, in questi trenta anni di vita combattuti per restare in piedi. Nessuna relazione semplice per Matteo lo storpio, ma Matteo il guerriero non si arrende e scrive il biglietto a Laura.

 Un passo dopo l’altro, ho superato la soglia consentita, mi fa male, ma è sopportabile, voglio arrivare. Tutto scintilla in questo viale, le stelline appese sui lampioni brillano di brina, un fiocco, il primo. Altra neve. Fiocchi piccoli, resistenti avvolgono la città, la piazza si apre di fronte a me. Mi appoggio ad un muro e riprendo fiato. L’abete spicca in centro circondato da gente. Manca poco, manca lei.

  Mi avvicino, la cerco tra la folla, rumori di voci, di eccitazione dell’attesa, la loro, la mia. Un coro di bambini intona inni noti e dolci. Posso ancora sperare. I minuti passano, le voci aumentano di volume, è giunto il momento, sono solo, senza lei. Le luci dell’albero si accendono e qualcosa si spegne dentro me.

  Non ha capito, non è arrivata, non vuole incontrarmi, non mi conosce perché avrebbe dovuto venire qui? L’ultimo gesto romantico di Matteo il guerriero. Adesso non mi resta che zoppicare verso casa.
Il freddo mi paralizza, la neve sembra più scura, ci avevo contato, avrei potuto  sentire la voce di Laura. Cambierò orario di partenza, posso prendere l’autobus successivo, sono sempre in anticipo al lavoro. Prendevo la stessa corsa di Laura perché cammino lento e apro il negozio senza ansia. Prendo la corsa di Laura perché l’avevo notata e non riuscivo a smettere. Adesso cambierò e non guarderò fuori, tirerò le tende senza aprirle più.

  Cerco di prendere un passo leggero, i piedi strusciano sulla neve fresca, mi allontano lentamente dalla festa. Forse non l’ho vista, forse c’era, forse è solo un’illusione. Mi arrendo, non mi reggo più in piedi, il ritorno prevede un mezzo di trasporto, sono stanco. La sconfitta mi pesa più della mia gamba dolorante. Appoggio la testa al vetro gelido, chiudo gli occhi e cerco di dimenticare il gesto impulsivo.

  Ci vogliono un centinaio di metri per arrivare all'ingresso di casa, cerco di non guardare in direzione delle finestre di Laura. Apro e richiudo. Mi siedo sul divano e apro gli occhi di soprassalto, credo di essermi addormentato. Fuori la luce indica il mattino. Mi preparo, la solita routine, e attendo l’ora del secondo autobus.
Esco, c’è qualcosa di insolito, qualcosa che pende sulla maniglia, annodato ad un nastro rosso un sottile rotolo di carta, un lieve tremolio alla mano mi impedisce di essere veloce nell'aprirlo, conto fino a tre, leggo tutto di un fiato e sorrido. Grazie del regalo.

Buon Natale di cuore a tutti,

Il gabbiano di Natale, un racconto per le feste, di Angela Scalia.

mercoledì 2 dicembre 2015

un anno in viaggio



Sotto la pioggia di Roma un anno fa, prove tecniche di albero di Natale, prove tecniche di promozione romanzo...












Dicembre 2014, presentazione romanzo da Eva













Isola Slovenia Gennaio 2015, quasi primavera









Non credo ai selfie;) at home before UK












Presentazioni Romanzo a febbraio














presentazione romanzo alla radio,
che bella esperienza









Stonehenge Store Uk, quanto freddo!








English Tea for four (sorry, for five, I
forgot Roberta, she was behind the camera)






Cosa non si fa per la fama (soprattutto per ridere)!

e poi a scuola di inglese per il mio primo IELTS a Cambridge





















Riproduzione di miss Jane, francamente un po' kitsch,
Casa delle vacanze di miss Austen, Bath











al lavoro...role  playing
leadership e teamworking,
i partecipanti assenti in foto per privacy













Giorno di pioggia, ma chi ci ferma?
Pre festa












viva gli sposi! viva noi!











Grecia

























Turchia Izmir













Moschea blu in un giorno freddissimo di inizio autunno
e traffico senza fine di Instabul












Ritorno a Bari, Puglia ritorno al passato
e orecchiette come se piovesse











Là, in mezzo al mare di casa...
rotta per Aprilia


Neve a Novembre











Dicembre 2015, scrittura secondo romanzo,
scritto ottavo capitolo, quanti ne mancano?
Billy osserva il mio lavoro con attenzione.