giovedì 18 dicembre 2014

Nessun luogo nessuna musica

Oggi ho letto nel blog della disegnatrice la descrizione di un paese che conosco bene. Ho rivisto quel luogo con i suoi occhi e un po' mi sono ritrovata a condividere la sua esperienza.
Un paese non vuol dire niente, ci sono persone che adorano stare lì e ci staranno tutta la vita, ma per me è sempre stato il mio "non luogo". 
I luoghi sono connessi ad associazioni di eventi, ebbene, la mia associazione è sempre stata "vivo in un perimetro dove mi indicano i confini". Quando ero piccola chi aveva, come me, un nome a sud veniva considerato un extracomunitario, ed in effetti, avevo anche l'aspetto mediterraneo consono al ruolo. Bisogna considerare che gli extra erano delle rarità, e quindi, chi aveva discendenza made in sud, si contendeva il primato dell'unico vero soggetto da allontanare. Ora siamo scesi in classifica, grazie all'arrivo di altri, ma credo, comunque, che la presenza nella top ten del "mettiamoli al bando" sia ancora assicurata.


L'altra parte di me, quella nordica, nascosta da occhi scuri e pelle algerina, si rincuorava che prima o poi avrei levato le tende e consacrato il mio dna da anima mobile. E così è stato, adoro i nidi e i luoghi aperti dove mi trovo a vivere e credo che il "paese che conosco bene" sia più un luogo del mio spirito anche se ha sembianze reali, un luogo buio dove manca l'aria. Dove tornare significa soffrire e il risultato non sia una liberazione ma la schiavitù al passato.
Quindi, non torno ma vado, vado e sono senza tempo, il calendario non segna niente, non segna date, non fa stupidi countdown e la mia età resta solo un numero su un foglio. Il futuro non mi confonde, il presente mi fa volere, il passato conta come il due di picche.
Oggi ho letto nel blog della disegnatrice la descrizione di un paese che conosco bene e non ho sentito nessuna musica.

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