venerdì 16 dicembre 2016

Racconto di Natale 2016




Puzzle di Natale

Ho aperto un occhio, uno solo, il secondo era incollato alla notte. Non mi ricordavo che quel giorno sarebbe arrivato. Non c’erano altri letti singoli accanto al mio, né nella stanza vicina. Solo quel letto grande dall' altra parte della mia porta.

Quella mattina dalla stanza del letto grande non c’erano movimenti, domenica era un giorno silenzioso. Mettevo le ciabatte sempre nello stesso posto per infilarle velocemente. I miei piedi nudi sentivano il freddo appena uscivo dalle coperte. Quel quasi inverno ghiacciato mi piaceva, avevo sempre voglia di sprofondare nel bianco.
Correvo attraverso il corridoio. I miei dormivano ancora. La cucina era buia, con le tapparelle abbassate. Volevo scoprire il fuori del mio giorno di festa. Dopo la messa, dopo il pranzo.

Le ore passavano troppo lentamente, quei gesti piccoli per arrivare al mio piccolo evento. Uscivo di corsa, senza che nessuno mi seguisse, percorrevo la strada di sassi fino in fondo, sempre e solo di corsa.
Gli alberi radi dei campi spogli erano la mia direzione. Infilavo le mani nella terra umida e strappavo tutte le piccole ciocche, come capelli bagnati. L’odore era Natale. Ricomponevo i pezzi a casa con papà. Come un puzzle tutto verde cercavo di sistemare tutte le piccole fessure. Appoggiavamo la plastica immobile, lo specchio, la luce elettrica e mandarini, noci, noccioline. Nessuno li mangiava fino all’Epifania.

Nelle case vicine componevano la stessa rappresentazione con teli e stelline, ma nessuno ci metteva la frutta. Solo noi, in tutto il vicinato, in tutto il paese, e per me, in quel momento, in tutto il mondo. Era la composizione unica, in un’unica casa.

C’era una scadenza, ogni anno, un altro puzzle da ricomporre. Un’altra mattina fredda di domenica in cui svegliarsi aspettando il pomeriggio. Non sapevo che c’era sempre un ma, nel tempo che scorre.
Il ma è in quei pezzi di plastica persi, man mano che cambiavamo casa, che cambiavamo vita, scatole su scatole ammucchiate e lasciate chissà dove. Ad un certo punto ci sono stati solo alberi.

In una domenica poco prima dell’inverno, come questa, ho cercato di ricordare quell'odore e ogni respiro era troppo lontano, lasciato nel passato. In questa città non ci sono campi che portano il ricordo. Sono salito in macchina di corsa, ho chiamato la mia ragazza con una giustificazione per il ritardo. Era importante che il viaggio fosse solo mio, non c’era spazio per nessun altro. Un viaggio di un’ora, dalla piccola città all’aperta campagna.
Sono sceso, mi sono diretto verso un gruppo di alberi in mezzo a campi spogli.  Mi sono seduto, le mie mani hanno raccolto un pezzettino di verde. L’aria attorno a me si è riempita, e in un attimo, ho respirato il Natale.




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